Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, oggi continuiamo il nostro approfondimento sui verbi transitivi e intransitivi. Ci sono alcuni verbi che possono essere usati sia transitivamente sia intransitivamente a seconda del significato e del contesto in cui vengono utilizzati. Vediamo insieme quali sono e come si comportano .
Buona lettura!
Prof. Anna
• abitare:
→ uso transitivo: (ausiliare: avere) questo verbo quando è usato transitivamente significa “avere come dimora, avere un luogo come propria sede”: le popolazioni che abitavano questa regione si chiamavano Etruschi;
→ uso intransitivo: (ausiliare: avere) ha il significato di “vivere in un luogo, risiedere stabilmente in un luogo”, in questo caso il verbo è seguito da un complemento introdotto da preposizione: abitare in campagna, abitare vicino al mare;
• avanzare:
→ uso transitivo: (ausiliare: avere) ha il significato di “spostare in avanti” ma anche “presentare”: avanzare una domanda, una proposta;
→ uso intransitivo: (ausiliare: essere) ha il significato di “andare avanti, procedere”: l’esercito avanza faticosamente; anche col significato di “essere in più, in sovrabbondanza”: è avanzato del pane.
• combattere:
→ uso transitivo: (ausilare: avere) è transitivo quando ha il significato di “affrontare qualcuno in battaglia, contrastare qualcosa”: combattere una guerra, ma anche combattere una malattia;
→ uso intransitivo: (ausiliare: avere) in questo caso ha il significato di “prendere parte a un combattimento”, può essere usato in modo assoluto l’esercito combatte valorosamente, spesso è invece accompagnato da complementi introdotti o dalla preposizione per con il significato di “lottare con impegno per il raggiungimento di uno scopo”: combattere per la libertà, o dalla preposizione contro con il significato di “opporsi, contrastare”: combattere contro le difficoltà;
• crescere:
→ uso transitivo: (ausiliare: avere) col significato di “allevare, educare”: crescere un figlio;
→ uso intransitivo: (ausiliare: essere) in questo caso assume il significato di “diventare grande, essere allevato, migliorare, evolversi”: i figli crescono, ma anche i capelli crescono;
• dominare:
→ uso transitivo: (ausiliare: avere) col significato di “soggiogare, tenere soggette persone o cose alla propria autorità”: dominare il popolo, ma anche col significato di “conoscere bene qualcosa”: dominare una lingua, oppure detto di costruzione alte, monti o colline, può avere il significato di “sovrastare”: il castello domina la città;
→ uso intransitivo: (ausiliare: avere) in questo caso significa: “esercitare il propio potere su qualcuno o qualcosa, essere padrone assoluto” seguito dalle preposizioni su o in: dominare sulla nazione, dominare in casa propria;
• lavorare:
→ usato transitivamente: (ausiliare: avere) significa “manipolare un dato materiale, agire su una materia”: lavorare il ferro;
→ usato intransitivamente: (ausiliare: avere) col significato di “esercitare un mestiere, una professione, un’attività”, è solitamente seguito da un complemento che specifica il luogo di lavoro o la durata del lavoro: lavorare in banca, lavorare da molti anni;
• mirare:
→ uso transitivo: (ausiliare: avere) col significato di “guardare attentamente, con interesse” è usato soprattutto nell’italiano letterario: mirare la bellezza di un quadro;
→ uso intransitivo: (ausiliare: avere) in questo caso significa “puntare (un’arma) verso un determinato bersaglio, prendere la mira, tendere a un obbiettivo”: mirare alle gambe, mirare al successo;
• pensare: un discorso più approfondito deve essere fatto per questo verbo, in particolare per quanto riguarda l’uso dei pronomi atoni:
→ uso transitivo: (ausiliare: avere) in questo caso significa “esaminare col pensiero, raffigurare con la mente”: “come puoi pensare queste cose, le pensi spesso?”;
→ uso intransitivo: (ausiliare: avere) nella forma intransitiva significa “avere il pensiero rivolto a qualcuno o qualcosa” ed è seguito da un complemento retto dalla preposizione a che però non è un complemento di termine, ma un complemento che indica il luogo, reale o figurato, verso cui è rivolto il pensiero, quindi se vogliamo trasfomare la forma “penso a lei” in una forma atona dobbiamo usare la particella ci anche quando l’oggetto del pensiero è una persona, proprio perché si tratta di un complemento di luogo: “penso spesso a lei” → “ci penso spesso”;
• servire:
→ uso transitivo: (ausiliare: avere) detto di negozianti o commercianti significa “fornire ciò che occorre al cliente”: vi servo subito, oppure col significato di “presentare il cibo in tavola”: non ci hanno ancora servito il dolce;
→ uso intransitivo: (ausiliare: essere) “essere necessario, occorrere”: mi serve questo libro (= questo libro serve a me).